Il ponte
Chiamami punto di sutura
per questo solo taglio terreno
se da parte a parte dono il passo
e ricongiungo i labbri ogni mio giorno.
Curo la ferita amabile. È nel cavo
che si culla l’acqua all’infinito in canto.
Vita e morte al contempo, il divenire
la corsa verso il tutt’uno, laggiù:
il fiume colmerà al mare il grembo.
Chiamami se vuoi anche Cupìdo
se di notte, Luna complice in argento,
concedo a due rivali amore eterno
sfiammati d’ira col trillo dell’onda.
Che facciano di nuvole l’alcova
onda e campagna siano vino e pane.
Possano domani della loro prole
corrermi leggeri i piedi in corpo.
Nel mio allungo attendo, in pace unisco.